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Vista con gli alberi.

Scriveva Orazio: “Ut pictura poesis”, cioè: “Come nella pittura, così nella poesia”. Che la poesia, quindi, sia come un quadro e allo stesso modo il quadro sia come la poesia, Tullio Pericoli sembra averlo espresso appieno nel suo ultimo lavoro: Attraverso l’albero: una piccola storia dell’arte pubblicato da Adelphi nella collana Biblioteca Minima. L’autore ci propone in settanta pagine come i grandi artisti della storia dell’arte, da Giotto a Saul Steinberg, hanno immaginato e dipinto gli alberi.

Lo spunto per quest’opera, come spiega Pericoli stesso in una breve introduzione intitolata: “All’inizio fu Giono”, nasce nel 1998, quando inizia a lavorare all’incarico propostogli da Michael Kruger (capo della casa editrice Hanser di Monaco) cioè illustrare il racconto L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono (Salani Editore).

L’artista accetta, ma si rende subito conto come l’opera non abbia bisogno di essere “spiegata” o “descritta” tramite illustrazioni, ma come, invece, sia il racconto stesso fonte di ispirazione immaginativa per il lettore e l’artista.

Scrive Pericoli: “Mentre continuavo a leggere quelle righe, feci disegni su disegni, riempii i margini del testo di Giono di appunti e schizzi, disegnai tutto quello che mi passava per la testa. Ne venne fuori un libro forse più ricco di quanto l’editore si aspettava, quasi due libri in uno.”

E così infatti era. Gli alberi interpretati da Giotto, Paolo Uccello, Bosch, Leonardo, Magritte, Hokusai, Rousseau, Klee e molti altri, sono re-interpretati dall’artista marchigiano e portati a noi come compendio straordinario dell’arte attraverso i secoli.

Ogni albero rispecchia in pieno la pittura dell’autore corrispondente, da quello piatto e ancora bidimensionale di Giotto (in copertina), a quello posato, pensato, matematico, geometrico di Paolo Uccello. Passando tra quello folle e mutaforme del fiammingo Heronymus Bosch, a quello tedesco e ricco di frutti di Cranch il vecchio, o ancora quello romantico e mostruoso di Friederch, fino a quello tutto curve e oro di Klimt o a quello indistinguibile, decomposto e monocromo di Mondrian. Pericoli con le sole immagini riesce a realizzare quello che, a mio modestissimo parere, è un vero e proprio studio di iconografia dedicato all’albero; facendo allenare  il nostro occhio “sazio” e ormai pigro, in una multiforme e coloratissima palestra visiva, ci racconta l’evoluzione dell’arte e le differenze costruttive e progressive tra e fra gli artisti.

Chi crede che questo sia un libro leggero, da sfogliare solamente, ha compreso solo una piccolissima parte del lavoro straordinario che l’artista italiano ha compiuto. Questo è un libro da osservare, analizzare, pensare, che richiede tempo e pazienza, dove studi pregressi di storia dell’arte permettono di comprendere maggiormente sfumature  e scelte di rappresentazione, ma dove la mancanza degli stessi, spinge ad una voglia insaziabile di sapere artistico e non solo.

“Cui dono lepidum novum libellum (…)?” scriveva Catullo nel primo Carme del primo libro. La stessa domanda mi sono posto anche io guardando questo piccolo libro  pubblicato nel luglio 2012 e arrivato velocemente alla seconda ristampa nel novembre dello stesso anno.

A chi donerò questo grazioso nuovo libretto? O meglio, a chi si dona, cioè, per chi è costruito, pensato e quindi dedicato questo “lepidum novum libellum”?

Sembra difficile rispondere a questa domanda ma la soluzione è lampante: è dedicato a tutti, perchè attraverso i suoi delicati acquerelli Pericoli ci diverte gli occhi, ci riscalda il cuore e ci apre il cervello, insegnandoci ad osservare, e non a guardare, la storia dell’arte.

A presto


IN COPERTINA: Giotto, Ingresso a Gerusalemme, affresco, particolare, Padova, Cappella Scrovegni.

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