Quando Giuliano della Rovere, incoronato pontefice il 26 novembre 1506 con il nome di Giulio II, si rifiuta di utilizzare come appartamento ufficiale quello decorato da Pinturicchio per Alessandro VI, nasce l’esigenza di un nuovo ambiente adatto ad ospitare il papa guerriero. Il nuovo successore di Pietro, non più in grado di tollerare la decorazione dell’Appartamento Borgia che gli rammentava la condotta “pessima et scelerata” del suo predecessore, sceglie alcuni ambienti al piano superiore del Palazzo Apostolico poi semplicemente noti come Stanze. Gli spazi sono inizialmente interessati da una campagna decorativa dei soffitti affidata ad un folto gruppo di artisti (Perugino, Baldassare Peruzzi, Sodoma, Lorenzo Lotto, Bramantino e Johannes Ruysch) ai quali, negli ultimi mesi del 1508, si aggiunge Raffaello Sanzio appena giunto a Roma dopo il periodo fiorentino. L’artista urbinate inizia a lavorare nella prima stanza, quelle detta della Segnatura, accanto agli altri artisti, ma ben presto le sue capacità spingono il pontefice ad affidargli la campagna decorativa di tutta la sala e quindi dell’intero complesso. Dopo aver terminato la decorazione dei soffitti, dove Raffaello interviene a completare le figure delle lunette, il giovane maestro affronta la decorazione ad affresco delle pareti secondo un programma strettamente connesso alla destinazione ultima dell’ambiente, ovvero quello di biblioteca privata del nuovo papa. Seguendo uno schema tipico del mondo rinascimentale, il pittore suddivide gli spazi secondo gli ordinamenti in “facoltà” (Teologia, Filosofia, Poesia e Giurisprudenza), già presenti sul soffitto sotto forma di personificazioni, facendo corrispondere rispettivamente sulle pareti la Disputa del Sacramento, la Scuola di Atene, il Parnaso e le tre Virtù cardinali poste sotto la Giustizia.
Raffaello, che per la prima volta si trova ad affrontare una complessa decorazione ad affresco, non lascia nulla al caso o all’improvvisazione, ma attraverso il disegno elabora e rielabora le composizioni al fine di creare la migliore soluzione possibile. Fin dal suo primo lavoro, la Disputa, la pratica del disegno (si vedano ad esempio gli studi della Royal Library, Windsor Castle o del Stadelschen Kunstinstitut di Francoforte) diviene per il pittore urbinate lo strumento attraverso cui trasformare uno schema ancora tradizionale, derivato dalla rigida composizione delle pale d’altare, in una nuova soluzione, dove la gestualità e il rapporto delle figure consentono la creazione di una animata scena che rivela tutta la sua modernità nello studio delle pose e delle espressioni. Un’attenzione alle «molte variate maniere» (Vasari) che tocca nel cartone per la Scuola di Atene, il secondo affresco affrontato dal Sanzio, il punto più alto di quel processo ideativo composto da un dettagliato studio dei gesti e fisionomie. Se per la Disputa disponiamo quindi dei soli disegni corrispondenti alla prima fase della creazione raffaellesca, nel grande cartone della Scuola di Atene della Pinacoteca Ambrosiana, dal 27 marzo 2019 nuovamente visibile al pubblico dopo un meticoloso restauro, disponiamo invece di un «ben finito cartone» dove l’urbinate ha concluso il suo processo creativo riportando su scala monumentale quei gruppi studiati in dettaglio con l’ausilio di modelli dal vero e poi riuniti in un antecedente disegno d’insieme.
Nel più grande cartone rinascimentale giunto fino a noi (285 x 804 cm) e realizzato interamente dalla sua mano, l’artista non realizza quindi uno studio di figura o di composizione, ma un’immagine pressoché definitiva di quello che sarebbe poi stato il risultato finale dove è possibile riconoscere i dettagli dei volti, lo studio della luce, il chiaroscuro e la tornitura volumetrica dei corpi, tutte informazioni necessarie alla realizzazione dell’opera. I piccoli fori individuabili da una visione ravvicinata del cartone, come quella realizzata dallo scrivente nel giugno del 2018 per straordinaria concessione della Pinacoteca Ambrosiana con la collaborazione di Electa Editore (si veda la foto in apertura), non sono quindi quelli utilizzati per il trasporto dei contorni delle figure sulle pareti, ma solo quelli utili alla realizzazione di un secondo cartone utilizzato per lo spolvero sull’intonaco “vergine”, tagliato in giornate per le pitture a buon fresco e poi definitivamente distrutto. Allo stesso modo possiamo considerare disperso anche un secondo cartone riportante il disegno della parte architettonica presente nella parte alta dell’affresco vaticano ma assente nel carboncino e biacca dell’Ambrosiana, che inquadra la scena in una imponente architettura, con possenti arcate aperte su un limpido cielo, ispirata probabilmente ai primi progetti di Bramante per la basilica di San Pietro.
Il restauro conservativo del cartone, ultima fase finale anticipata da una lunga e laboriosa attività di indagine, coordinato da un importante Comitato Scientifico ed eseguito sotto la direzione di Maurizio Michelozzi restauratore capo dell’intervento, ha consentito di comprendere non solo la già conosciutissima qualità artistica di Raffaello ma anche non ovvie questioni tecniche relative alla composizione del cartone stesso. Informazioni fondamentali per l’esecuzione dell’intervento di restauro su un’opera che è un unicum della Storia dell’arte e che presentava diverse situazioni di instabilità. La difficile situazione conservativa dei 210 fogli assemblati in 7 fasce da 30 fogli ciascuna, ormai decoesi in diversi punti dalla tela di supporto, era infatti aggravata dalla presenza di un consistente attacco di muffe, fortunatamente non più attivo come hanno rivelato le indagini microbiologiche. L’intervento, come ampiamente spiegato da Michelozzi durante il nostro sopralluogo nelle ultime fasi di giugno 2018, ha permesso di studiare anche i precedenti interventi conservativi ed in particolare modo quello francese eseguito tra il 1797 e il 1798 subito dopo l’arrivo del cartone a Parigi a seguito delle confische napoleoniche del 1796. I restauratori del Louvre realizzarono una nuova foderatura e successivo montaggio su un nuovo telaio, oltre al raccordo delle parti mancanti ed una intonatura, che il team di intervento attivo all’Ambrosiana da agosto 2015 a marzo 2019, ha ovviamente rispettato riportando anche alla luce la carta cerulea utilizzata lungo il perimetro del cartone proprio da quello stesso restauro storico. L’intervento dei restauratori, finanziato interamente dalla generosità di Giuseppe Rabolini, ha quindi tentato con esiti straordinari una profonda ridefinizione del livello cromatico della composizione, una ripresa delle numerose lacune e, ultimo ma non certo per importanza, la costruzione di un nuovo supporto dalla maggiore resistenza che garantisse un ritorno della planarità del materiale.
A distanza di 409 anni dal suo arrivo in Ambrosiana (nel 1610 entra a far parte delle collezioni di Federico Borromeo come prestito, per poi essere acquistato nel 1625) il cartone torna finalmente visibile al pubblico attraverso un evento espositivo intitolato “Il Raffaello dell’Ambrosiana. In principio il Cartone” che inaugura anche un nuovo riallestimento della sala espositiva lui dedicata su progetto di Stefano Boeri. L’opera, tornata verticale dopo il lungo periodo in orizzontale necessario per la sua manutenzione, è ora esposta in una moderna teca climatizzata, che ne consentirà la corretta conservazione, ed accompagnata da un percorso introduttivo utile ad inquadrare il cartone, attraverso apparati didattici informativi, nella collezione dell’Ambrosiana e nella produzione del maestro. Attraverso una precisa illuminazione e un catalogo, edito da Electa, ricco di una campagna fotografica straordinaria, i «duoi pezzi di disegno di Raphaele d’Urbino in cartone» acquistati per 600 lire imperiali sono pronti a trasmettere a tutti i visitatori «calme et intelligence, vérité et force» come accadde a Gustave Flaubert nel 1845.
A presto
Rò
INFO: www.raffaelloambrosiana.it
FOTO DI COPERTINA: Raffaello Sanzio, Scuola di Atene (particolare), cartone, carboncino e biacca bianca, Milano, Pinacoteca Ambrosiana – © Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Mondadori Portfolio.