Ha inaugurato il 29 Marzo, presso il Museo Civico Archeologico di Bologna, Ex-Africa. Storie ed Identità di un’Arte Universale, mostra prodotta ed organizzata da CMS Cultura. Forte di un comitato scientifico e curatoriale comprensivo di alcuni tra i maggiori esperti mondiali del settore, Ex Africa è l’ultimo regalo che Ezio Bassani, scomparso lo scorso anno, ha desiderato fare al pubblico italiano ed internazionale.
Un’ereditá raccolta da Gigi Pezzoli e dai molti suoi collaboratori, che hanno reso possibile la realizzazione di una mostra solida ed ambiziosa – una mostra che narra la lunga storia di una relazione complessa ed in costante mutamento, segnata sia dalle ombre più̀ scure che da straordinari bagliori di luce.
E` la storia della relazione tra Africa ed Europa, snodatasi per secoli tra l’Atlantico ed il Mediterraneo. Una storia di commerci, di reciproca ammirazione, di ori, di avori, e di libri miniati; una storia di dominazione coloniale, di spoliazione e di campagne di scavo, di negoziazione di nuove identità́ in un mondo in rapido mutamento. Soprattutto è la storia di un’ arte che, per citare Elio Revera, a cui si devono le didascalie che accompagnano le opere esposte, è depositaria di uno “statuto iconico, parimenti significativo ed, in certi casi, ben più̀ potente e vivificante di quello occidentale” in virtù̀ del quale “è indispensabile l’approfondimento e la definizione di una teoria propria delle immagini, in cui esse appaiano come protagoniste attive e non semplicemente come oggetto di complemento esotico, bizzarro e sostanzialmente incomprensibile”.
Ed Ex Africa, a quasi due mesi dall’inaugurazione, sembra essere riuscita nel suo intento di rappresentare le arti africane come iconiche ed autonome, in dialogo con il mondo Europeo ma esteticamente ed iconograficamente indipendenti da esso. Superando il pregiudizio Modernista, ancora incline a considerare il valore dell’«art nègre» solamente in virtù̀ dell’influenza che esercitò sugli artisti delle Avanguardie, Ex Africa offre una riflessione di ampio respiro che spazia dal dato storico all’antropologia religiosa, sino ad arrivare agli aspetti più̀ intrinsecamente materici di una serie di manifestazioni artistiche che solo per nostra comodità́ tendiamo a raggruppare sotto alla categoria universale ed impropria di “Arte Africana”.
Dai raffinati avori Afro-Portoghesi, prodotti da maestranze dell’Africa Occidentale e destinati alle più̀ ricche Wunderkammern Europee, alle antichissime culture Dogon e Tellem del Mali, passando per l’alta arte curtense delle cittá stato di Ife e Benin fino a giungere al XX secolo, epoca di conquiste coloniali e di avanguardie primitiviste, e alla contemporaneità́, in cui le arti africane reclamano con successo il proprio posto all’interno di un dialogo artistico transculturale di portata globale – le sezioni di Ex Africa si pongono l’obiettivo ambizioso di articolare un discorso complesso e multidisciplinare, all’interno del quale i criteri cronologici si avvicendano con quelli tematici, nel tentativo – piuttosto ben riuscito – di dare spazio alla molteplicità́ di modi e formati con i quali i linguaggi artistici Africani sono stati costituiti e recepiti.
I pezzi esposti, molti di essi per la prima volta presentati al pubblico Italiano, provengono da alcune tra le più̀ prestigiose collezioni africaniste internazionali – tra i prestatori, anche il Museo Quai Branly di Parigi e l’Ermitage di San Pietroburgo. Completano il catalogo gemme poco conosciute dei musei italiani, come i delicatissimi cucchiai in avorio realizzati in Nigeria nel XVI secolo – un tempo tesoro della famiglia Medici ed ora conservati presso il Sistema Museale dell’Università́ di Firenze.
Per chi, nel tempo, si è abituato ad associare la grande scultura subsahariana alle realtà́ museali di Parigi, Colonia, Bruxelles e New York, la presenza sul territorio italiano di una mostra come Ex Africa sarà́ sicuramente una graditissima sorpresa. Lo sarà ancora di più per tutti gli amanti dell’arte tout court, che verranno sfidati a spostare il proprio baricentro dal bacino del Mediterraneo al Golfo di Guinea e a confrontarsi con linguaggi formali a volte straordinariamente familiari, come nel caso della scultura della civiltà́ di Ife, a volte distantissimi da quelli che sono i canoni estetici, figli di quella cultura classica che, dall’Illuminismo in poi, è stata usata come pietra di paragone della civilizzazione.
Ed è proprio attraverso la sfida lanciata alla nostra comfort-zone estetica che il proposito ultimo di Ex Africa si può̀ svelare: quello di raccontare delle esperienze artistiche impossibili da separare dal loro contesto storico e geografico di appartenenza, e, allo stesso tempo, universali. Esperienze artistiche che non possono e non devono essere fruite in relazione ad un gusto per l’esotico pregno di pregiudizi primitivisti che ancora, troppo spesso, fanno capolino all’interno di un certo discorso artistico; ma esperienze artistiche che sono il lascito di sistemi culturali che hanno sviluppato un linguaggio figurativo autonomo e una altissima qualità́ estetica.
Da africanista, e da Italiana, la mia personale e più̀ grande soddisfazione stará nella possibilità́ di vedere i termini del discorso modernista finalmente invertiti anche presso i visitatori della mostra – non più̀ «art nègre», letta in funzione di quanto ha significato per lo sviluppo delle avanguardie Novecentesche, ma arte Fang, Chokwe, Luluwa, Songye, Baoulé. Perché, come scriveva Plinio il Vecchio, «ex Africa semper aliquid novi», ed è vero: lo testimoniano gli eventi di questi giorni, con l’inaugurazione del padiglione Ghanese e di quello del Madagascar alla Biennale di Venezia (che si avvale, inoltre, della straordinaria partecipazione di Gonçalo Mabunda, uno dei più interessanti scultori africani contemporanei, apprezzatissimo a livello internazionale). È il segno tangibile di una storia artistica che continua, profondamente ancorata nel presente senza mai scordare il proprio passato e la propria identità̀. Storia ed identità̀ di un’arte universale, per l’appunto.
Ex Africa sarà̀ aperta al pubblico fino all’8 settembre 2019 presso il Museo Civico Archeologico di Bologna. Catalogo illustrato a cura di SKIRA Editore.
FOTO DI COPERTINA: Ife, Quartiere di Wunmonije, Testa di Oni con corona; ottone, XII-XV secolo. H. 25 cm; The National Commission for Museums and Monuments of Nigeria; Inv 79.R.11.