“Bellezza e bruttezza sono un miraggio perché gli altri finiscono per vedere la nostra interiorità”.
Così scrisse Frida Kahlo nel corso di una corrispondenza epistolare con Leo Floesser, dipingendo una veritiera immagine a parole della sua poetica.
A sessanta anni dalla morte, Roma ha l’onore di accogliere alle scuderie del Quirinale,dal 20 marzo al 31 agosto 2014, la prima retrospettiva italiana della (ma soprattutto sulla) amata artista messicana.
Muovendoci da una all’altra delle più di 160 opere sapientemente ordinate da Helga Prignitz-Poda, autrice del catalogo ragionato dell’artista, ci addentriamo, con un po’ di timore, nella caleidoscopica psiche della forse più celebre icona femminile della cultura messicana.
L’immagine allo specchio. Così potremmo intitolare, parlando con Bergman, il percorso di Frida, i cui momenti biografici essenziali sono stigmatizzati in famosissimi quadri di cui Ritratto di Alejandro Gomez Arias (1928), il Bozzetto per l’Henry Ford Hospital (1932), o Diego nei miei pensieri (1943), sono solo alcuni fra i molti.
Già, perché proprio con uno specchio tutto ebbe inizio: un grande specchio posto dal padre sul letto cui fu costretta, da giovanissima, in seguito a un terribile incidente che le causo’ gravi traumi fisici e psichici, accompagnandola per tutta la vita.
Ecco che la sua poetica nasce grazie all’immagine allo specchio: ma non quella che chiunque di noi potrebbe vedervi riflessa, bensì quella filtrata dalla sensibilità e dall’interiorità, cui abbiamo accesso solo con gli occhi della mente, sublimata da Frida nel tema ricorrente dell’autoritratto.
Stesa a letto è in grado di creare e raccontare un mondo, con cui la sua arte si fonde influenzando la storia e lo spirito del suo tempo, in una narrazione che esula dalle tradizioni e dai costumi della sua cultura natia, per abbracciare ben presto, lo spirito d’oltreoceano.
Come sempre accade, raccontare una vita, nel qual caso così originale, finisce per essere un atto di ricreazione. Ecco quindi che accanto ad una curiosità squisitamente storico-biografica nei confronti della vita di Frida, è interessante cogliere la visione e la lettura che di alcuni avvenimenti oggi si fornisce.
Ben presente nel percorso espositivo è la volontà di accostare la produzione non accademica di Frida coi più importanti esiti avanguardistici internazionali come il Surrealismo (di cui Frida ebbe l’onore di conoscere il teorico André Breton, nel 1938), il Modernismo, la Nuova Oggettività, e il Realismo Magico, secondo un’ottica prettamente comparativa; e l’accento posto sulla viva partecipazione di Frida alla questione comunista, ben evidente nell’ospitalità che lei ed il marito Diego Rivera, riservarono a Lev Trotskij e alla moglie in fuga dalla Russia di Lenin, e nell’intenso rapporto che ne seguì.
Grande pregio dell’esposizione, oltre a un’ottima gestione progettuale, è l’ eterogeneità del materiale proposto: splendide le fotografie di Nickolas Muray, fotografo ungherese con cui Frida ebbe una relazione fedifraga ai tempi del matrimonio col già citato muralista messicano Diego Rivera, suggestive le pagine del diario intimo di Frida, prima bambina poi d’un colpo donna; per non parlare dell’emozione che proviamo di fronte al corsetto di gesso e bende con falce e martello, da lei indossato e decorato, erroneamente ritenuto per anni perduto.
Sobrio l’allestimento anche se la grandezza delle sale fa perdere in parte l’intimità delle opere di Frida, ben identificabile anche dalla scelta di formati medio piccoli da parte dell’artista. Interessante invece il catalogo edito da Electa, contenente un attento saggio di Helga Prignitz-Poda (FRIDA KAHLO E IL MONDO DEL’ARTE) ma sopratutto un bellissimo intervento di Salomon Grimberg dedicato all’iconografia tipica della produzione artistica della messicana.
Una visione a trecentosessanta gradi. Visitare questa mostra significa addentrarci in un mondo altro, e riuscire a comprendere come la creazione artistica sia stata per Frida l’istituzione di un linguaggio, di un vero e proprio codice comunicativo, fatto di simboli e visioni, grazie a cui istituire un ponte fra la sua persona, costretta tra le stecche di uno stretto corpetto, e la sua coloratissima ed instancabile fantasia.
Un viaggio caleidoscopico alla scoperta di una delle personalità più enigmatiche del panorama messicano dello scorso secolo.
Info MOSTRA:
“Frida Kahlo”
Roma, Scuderie del Quirinale
20 marzo 2014 – 31 agosto 2014
Prezzo:
INTERO: 12 euro
Ridotto: 9,50 euro
Orari: da domenica a giovedì dalle 10:00 alle 20:00
Venerdì e sabato dalle 10:00 alle 22:30
Organizzatore: Azienda speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre
Catalogo: Electa, 29 euro
Foto di copertina: Frida Kahlo, Autoritratto con scimmie, 1943; Olio su tela, cm 81,5 x 63; The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca; © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014