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Corcos: ritratti di un sogno inquieto

In un ritratto quello che conta sono gli occhi. Se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sé.”

Vittorio Matteo Corcos

È questa la frase che accoglie il visitatore che, varcato l’ingresso della mostra padovana dedicata al pittore livornese Vittorio Corcos, entra finalmente nella prima sala. Occhi come specchio dell’anima, verrebbe quasi da dire. Una sorta di frase fatta, tutto sommato: si sa che un bravo artista è in grado di veicolare l’espressione attraverso lo sguardo, e Corcos un ritrattista bravo lo è, e lo è molto.
Solo che poi basta muovere qualche passo, e nel momento in cui il nostro sguardo è attratto dalla tela con l’unico autoritratto eseguito dal pittore toscano, un piccolo ma insistente campanello d’allarme comincia a suonare.
Corcos non ha ritratto i propri occhi.
Sono nascosti dietro a folte sopracciglia, occultati da un’ombra densa e corposa, color carne.
Nemmeno la bocca c’è, sepolta dall’ombra dei folti baffi biondi. E allora passeggi davanti alla tela, ti guardi intorno, metabolizzi quanto letto poco prima e capisci che c’è qualcosa che non va.
 Non è una sensazione sgradevole, no: Corcos nel proprio autoritratto è fiero e determinato, conscio del suo status di artista, e non lo si può certo prendere in antipatia.
Certo, è quasi spontaneo domandarsi per quale motivo il suo autoritratto stoni così tanto con il resto delle sue tele, nelle quali gli occhi dei personaggi ritratti sono sempre vividi e brillanti -soprattutto se azzurri-, e ci si può domandare anche che collegamento ci possa mai essere tra il suo autoritratto e la figura del buffo ometto panciuto nella tela affianco, opera di Luigi Gioli che ritrae il pittore livornese a cavallo.
È una bella domanda, una domanda che mette lo spettatore nello stato d’animo adatto ad indagare la mostra con curiosità.
E sono una serie di ritratti maschili di impeccabile esecuzione quelli che vengono presentati nella sala successiva: amici del pittore, come il critico d’arte Yorick, ma anche grandi personalità letterarie e politiche italiane, come Giusué Carducci. Corcos è più che mai nel proprio elemento: padrone, come pochi, del pennello, non si limita a ritrarre il personaggio, ma lo racconta. Ci fa capire chi è, che cosa fa, se potrebbe essere la compagnia ideale per un sigaro o una partita a carte, o se la sera preferisca stare per conto proprio, nel suo studio, raccolto in una meditata solitudine.
Le signore non ricevono lo stesso trattamento.

Vittorio Corcos Sogni, 1896 Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

Vittorio Corcos
Sogni, 1896
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

Le figura femminile, sempre di straordinaria bellezza, è più sfuggente.
Che sia donna, o bambina, fanciulla dai costumi morigerati, o avventuriera, e più difficilmente collocabile. È bella, questo sì, sempre, ma lo è di una bellezza moderna e dinamica, specchio di un’era sulle soglie della chiusura e che è foriera di nuove inquietudini.
È un femminino allora inedito quello che Corcos ci racconta, e che fa capolino sulla scena della storia rompendo le convenzioni sociali. È un nuovo ideale femminile in cui la donna sensuale prende il posto della donna angelicata del romanzo vittoriano.
È una donna pienamente novecentesca, dallo sguardo inquieto, che non distoglie gli occhi dallo spettatore ma che, al contrario, invita ad essere guardata. Come nell’impressionante caso della protagonista de Il cucciolo (1899), questa fanciulla ancora quasi bambina, con nello sguardo l’esperienza di una donna ormai matura.
E dai ritratti a mezzo busto di queste donne moderne, spesso senza nome, si passa a quelli a figura intera di altre donne, donne che per status o posizione sociale ricevono dal pittore un trattamento ancora differente. È il caso di Lina Cavalieri (1903), della ballerina Isadora Duncan (1905-1910), della Contessa Carolina Sommaruga Matteini (1901). Ritratte su tele di grande formato, a proprio agio in un ambiente a cui sentono di appartenere, dominano la scena con la sicurezza di chi è conscio del proprio ruolo sociale. Sono belle, sicure, forti. Sono il fiore dell’alta società, quell’alta società che ha reso iconica l’età di Corcos, la Belle Époque, fino ai nostri giorni.
E poi, infine, c’è quella serie di dipinti di difficile collocazione, dai tratti a volte allegorici e simbolisti. A questa serie appartiene, ad esempio, il celebre Sogni (1896), la cui protagonista non è semplicemente il volto di questa esibizione, ma di un’intera epoca storica. A questa serie appartengono i rimandi decadenti de Le Istitutrici ai Campi Elisi (1892) e le atmosfere sospese di In lettura sul mare (1910). Sono opere difficilmente inquadrabili, che non sono ritratti ma che non sono neppure vere allegorie, e che sono spiegabili solo se si tiene conto di quel clima di “passaggio” che caratterizza gli anni a cavallo tra Otto e Novecento, quel senso di premonizione che aleggia tra i salotti della borghesia e dell’aristocrazia di tutta Europa, quel senso di morte e di declino le cui avvisaglie erano già avvertibili in una serie di conflitti che sarebbero poi sfociati nella Prima Guerra Mondiale.
È questo il mondo che Corcos ritrae, fatto di azzurro tenue, avorio e rosa cipria, di volti pallidi e di occhi cerchiati di nero, di acconciature elaborate e di piume, ma anche di sguardi assenti, persi oltre la linea dell’orizzonte, o che interrogano lo spettatore, che torna a casa con la sensazione che gli siano state poste delle domande, ma di non conoscerne le risposte.

Questa mostra, curata da Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, è un viaggio attraverso il fasto e il declino di un’era e di una classe sociale, per mezzo dello sguardo di chi, forse più di ogni altro, è stato in grado di comprenderla e di ritrarla.


Informazioni

Sede: Palazzo Zabarella – Fondazione Bano, Padova, via S. Francesco, 27

Info e prenotazioni: tel.: (+39) 049 8753100

Orari: dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.00, la biglietteria chiude alle ore 18.15. Chiuso i lunedì, Aperto lunedì 8 dicembre

Ingresso: Intero € 12,00, Ridotto € 10,00, Ingresso gratuito per bambini fino ai 5 anni compiuti, giornalisti con tesserino, guide autorizzate di Padova, accompagnatore di visitatore diversamente abile.


FOTO IN COPERTINA: Vittorio Corcos, In lettura sul mare, 1910 ca. Collezione privata

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