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Si fosse Rò com’i’ sono e fui.

Ad essere veloci, ma non sinceri, basterebbe un semplice buon compleanno. Per festeggiare i tre anni dell’ennesimo blog che vi ammorba su Facebook, Twitter e Instagram con una condivisione continua di notizie più o meno interessanti sul nostro patrimonio storico artistico, basterebbe un semplice augurio. Un augurio per un anniversario che tocca (diciamolo), sentimentalmente e profondamente, la mia sola persona. Basterebbe certamente, ma non andrebbe a rispecchiare quella che potremmo definire la “linea editoriale” di questo blog.

Fin dal mio primo POST (e devo ringraziare Mario Cobuzzi di KUNST – Appunti di Storia dell’arte per avermi saggiamente insegnato chiamarli così e per tutti i suoi preziosi consigli) del 30 luglio 2012 (Se una notte di inverno una signora), ho cercato di spiegare chiaramente quali fossero le motivazioni e gli obiettivi (modesti) che si poneva questo mio piccolo ma sentito progetto. Non ho mai ambito al successo e alla visibilità. Non ho mai contato ossessivamente i “likes” e i “follower” sfregandomi le mani per un possibile guadagno. Ho aperto questa fucina del pensiero (se così posso chiamarla) spinto dalla mia personale ricerca di una divulgazione storico artistica personale, dalla ricerca di qualcosa di più di un semplice comunicato stampa ricopiato e trasformato, corredato da belle foto e da entusiastici aggettivi.

Circondato da pagine di giornali tracimanti elogi per delittuosi elenchi telefoni definiti “mostre”, dove la Storia dell’arte è maltrattata e insultata con superficiali articoli zeppi di errori, o da siti web (ahimè soprattutto blog) dove la retorica del petrolio della cultura invade e invischia ogni cosa, cercavo uno spazio dove si potessero leggere dei veri pareri personali (anche non condivisibili, perché no?), con giudizi motivati e costruttivi relativi a quella parte della Storia dell’arte che dovrebbe portatrice di sana e robusta linfa vitale: le esposizioni.

Non ho pensato, e non penso tutt’ora, di poter riuscire a riempire lo spazio di una divulgazione storico scientifica di alto livello che potesse possedere le caratteristiche descritte sopra. Ho pensato però che un blog fosse il modo giusto per condividere, con chi avesse desiderato, un’idea diversa di divulgazione se non certamente seria e di alto livello, almeno sentita, pensata e personale. Ho creduto (non che il mio pensiero sia migliore di tanti miei straordinari e preparatissimi colleghi, anzi), di poter dire la mia su un mondo che in Italia sembra sia diventato “di moda”.

UN MOMENTO DI GRANDE GIORNALISMO: didascalia delle immagini a corredo di un articolo comparso su "Il Tempo", cronaca di Roma, 1 giugno 2011, relativo al recupero di opere d'arte rubate. Foto tratta dalla pagina Facebook: Mo(n)stre.

UN MOMENTO DI GRANDE GIORNALISMO: didascalia delle immagini a corredo di un articolo comparso su “Il Tempo”, cronaca di Roma, 1 giugno 2011, relativo al recupero di opere d’arte rubate.
Foto tratta dalla pagina Facebook: Mo(n)stre.

Si arriva qui al nome e all’argomento principe di questo blog, sul quale mi preme spendere nuovamente alcune parole. In una nazione che sforna ogni anno 17.500 eventi espositivi, cioè 1 vernissage ogni mezz’ora, diretti da 3.591 curatori censiti, di cui soltanto 17 hanno curato più di dieci eventi, a fronte dei 2.707 curatori che hanno curato un solo progetto, senza svolgere tale attività in maniera continuativa, credo sia chiaro che non sia più la qualità e la ricerca a farla da padrone. Tralasciando il fatto che l’arte contemporanea (per cui si pensa erroneamente non serva studio e ricerca) detenga circa il 58,4% del totale, con 4.942 eventi, l’arte antica, moderna e la fotografia sono in balia di migliaia di eventi che troppo spesso non possiedono alcun obiettivo scientifico. Viviamo cioè in una nazione regina delle esposizioni temporali, che come nei tempi del fascismo, dove le mostre venivano sapientemente usate come tasselli fondamentali di una curatissima propaganda, sembra dimenticare la valorizzazione delle collezioni permanenti, la tutela, lo studio e la lunga ricerca quotidiana, a favore di sensazionali e irripetibili eventi privi di alcun vero valore, organizzati chiamando a raccolta il maggior numero di opere con effetti “spettacolari”.

Ma le mostre sono molto di più di meri e semplici eventi creati per batter cassa e attizzare la fiamma del cosiddetto “turismo culturale”. Le mostre non sono (come ho tentato di spiegare più volte nell’arco di questi tre anni) “occasione economica di guadagno, ma conclusione di un lungo progetto di ricerca (a volte durato anni) che trova nell’esposizione temporanea il suo compimento ma contemporaneamente e paradossalmente anche il suo inizio. La mostra è, anche se non obbligatoriamente, parte fondamentale, metodo di indagine e di studio di una materia che (Longhi lo ribadiva spesso) si deve basare sulla visione diretta delle opere e sul confronto libero e reale tra queste”.

Le mostre, quelle con obiettivi scientifici, ricerca e seria divulgazione, sono parte pulsante di una materia di per se già straordinariamente viva, non semplice compiacimento per gli addetti ai lavori. Utilizzando una metaforea per una maggiore chiarezza si potrebbe dire che una buona mostra pulsa come cuore vivo all’interno del corpo giovane della Storia dell’arte, ne costituisce il motore che mette in circolo, con forza, il sangue del sapere, utile sia ad organi vitali e complessi come il cervello della materia (gli addetti del settore) ma anche a quelli secondari, non certo meno indispensabili (il grande pubblico). Da qui deriva la mia attenzione agli eventi espositivi (come si capisce dal nome stesso del blog) e sempre da ciò derivano i miei duri attacchi a mostre che personalmente credo distruggano in maniera vergognosa una buona pratica. Lo scrissi qualche mese fa, ma lo ripeto:  le “brutte” mostre, non solo sono pericolose, sono mortali per una materia giovane come la storia dell’arte. Le mostre fatte male sono il cancro della cultura, che azzanna e corrompe tutto, e in una nazione in cui la ragione dorme, dilagano ovunque; come cellule impazzite si riproducono senza pietà, occupano spazi vitali e degenerano. Come dissi alla conclusione di un mio discusso e disprezzato post: “Se l’Italia è il corpo della cultura e della storia dell’arte, le brutte mostre sono metastasi”.

In questi tre anni ho usato questo blog, nel limite delle mie capacità di scrittura e di intelletto, per difendere quella che considero la vera Storia dell’arte, attaccata e stuprata sull’altare del mercato e della finta cultura. Nel farlo, specie in occasione delle mie critiche a Goldin (qui e qui) e a Sgarbi (qui), sono stato tacciato da più parti di essere (userò le parole precise tratte da alcune mail e messaggi): saccente, indisponente, altezzoso, ignorante, supponente, ciarlatano, subdolo, indegno, spregevole, screanzato, codardo, imbelle e per concludere tignoso. Mi sono giunti addirittura, dopo l’affondo sulla mostra bolognese di Sgarbi auguri di morte e insulti ben più consistenti da quelli precedentemente elencati. Alle mie risposte con spiegazioni e domande sul motivo di attacchi così violenti alla mia critica non ho mai ricevuto risposta. Nessuno ha risposto alle mie domande di delucidazione circa la loro difesa di una linea di pensiero per me inaccettabile. Nessuno ha provato a capire che nulla di personale vi era nei miei scritti critici, ma tutto è stato letto alla luce di una mia presunta invidia (di cosa?). Ho seriamente pensato di abbandonare e cancellare il blog quando a seguito delle mie critiche all’ultima mostra vicentina di Goldin alcuni lettori della cittadina veneta (a me per altro molto cara e ricca di preziosi e dolorosi ricordi) mi hanno attaccato accusandomi di essere uno dei motivi (“la gente come Lei”) per la mancata crescita culturale, di essere “l’intellettuale nella torre d’avorio, che si erge sopra le masse ignoranti sprezzandole e allontanandole”, nulla di più lontano dal concetto stesso di un blog aperto a tutti, completamente gratuito e privo di qualsiasi guadagno per il suo creatore e per tutti i collaboratori. Allibito, dispiaciuto e amareggiato ho deciso di portare comunque avanti questo blog, al quale si sono affiancate le deliziose e amiche firme di Erica, Ilaria e Martina che ringrazio enormemente.

Nella giungla del web ho cercato di dire la mia, senza sgomitare ho creato un piccolissimo spazio sui social per discutere di storia dell’arte con educazione e spero serietà. Ho conosciuto studenti e studiosi competenti e appassionati, personale amministrativo delle nostre sovrintendenze di stoica forza e dedizione, colleghi blogger (non tutti) di unica e straordinaria preparazione.

Dopo tre anni permettetemi di dirlo, specie guardando in faccia quelli che in gergo “rosicano”, parafrasando i versi memorabili di Cecco Angiolieri (Siena, 1260 circa – Siena, 1312): Si fosse Rò com’i’ sono e fui, rifarei tutto e invidia e ignavia la lasserei altrui.

Grazie a tutti voi!

3 anni


FOTO DI COPERTINA: Vittorio Pio Cristofori, Il vizio di leggere, 2015 – Foto pubblicata su Living/Corriere della Sera, n°4 aprile 2014 pag.

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