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Giverny, Monet e le abbazie – Arte in Normandia

In Normandia saltare dall’arte medievale all’impressionismo è di una straordinaria facilità. Se qualche minuto prima sei attorniato dalle mura di una abbazia medievale a cavallo tra romanico e tardo gotico dopo qualche secondo ti ritrovi seduto a osservare lo stesso paesaggio che Monet ha “impresso” sulle sue tele.

Il mio secondo giorno in Normandia inizia con la strada delle abbazie. Da Rouen al suo profondo estuario la Senna disegna anse morbide e ampie, abbracciando un paesaggio che conserva alti valori ambientali e una natura tutta da scoprire. È un paesaggio “addomesticato” dall’uomo che ha lasciato gli indelebili segni di una lunga presenza e delle sue attività produttive. Campi coltivati e antiche abbazie, piccoli villaggi e fattorie testimoniano allora la vocazione agricola di un territorio fortemente umanizzato, dove però sopravvivono le dimensioni piacevoli e riposanti della tranquilla campagna francese.

Tra la foresta di Roumare e la Senna, un piccolo borgo di 1500 abitanti circa è dominato dai resti dell’abbazia di Saint Martin di Boscherville, straordinaeio esempio di arte romanica in Normandia fondata nel 1114 dai monaci benedettini nel sito di un precedete insediamento canonico di piccole dimensioni. La chiesa abbaziale costruita nel 1125 ha un alta torre lanterna sul transetto e un elegante facciata romanica, con esili torrette che rivelano nei pinnacoli le prime avvisaglie del gotico, proprio come all’interno i capitelli scolpiti a tema vegetale e animale o con scena di battaglia rispecchiano il gusto tardo romanico di una cultura sempre più moderna. La struttura gravemente danneggiata nei secoli successivi dopo un gigantesco ampliamento conserva solamente la straordinaria sala capitolare, con rilievi in pietra che illustrano episodi dell’Antico testamento (capitelli) e la regola benedettina (statue colonne).
L’abbazia si arricchisce inoltre di uno straordinario giardino alla francese recuperato dopo una complessa operazione di restauro nel 1985, quando il terreno alle spalle dell’edificio sacro era ancora utilizzato come semplice pascolo. Ora l’intero complesso è magistralmente gestito da una cooperativa dedita al reintegro sociale di detenuti e all’insegnamento di nuove tecniche e ruoli lavorativi. Il risultato è sorprendente. Un giardino di grandi dimensioni dove nemmeno un filo dell’erba dell’aiuole che compongono la geometrica struttura è fuori posto, occasione di lavoro per giovani leve e di straordinaria cultura.

Altre sono le abbazie incontrate lungo questo breve percorso: quella di Jumieges (abbandonata alla distruzione dopo i moti rivoluzionari settecenteschi) o quella di San Wandrille, dove ancora oggi 50 monaci benedettini tornati in questa abbazia nel 1931, conducono una vita di preghiera e lavoro seguendo la regola dell’Ordine tra le rovine della chiesa gotica di San Pierre.

La giornata continua con lo spostamento a Giverny e al giardino di Monet.

Zona a poca distanza dalla capitale, il pittore vi si trasferisce nel 1883 all’età di 42 anni, con la sua seconda moglie Alice Hoschedé, Qui nella sua tenuta vicina ad un affluente del Reno, nei primi anni ’80, Monet inizia ad allestire, accanto alla vecchia casa colonica, un giardino di diretta ispirazione giapponese, con un ponte ed uno stagno con ninfee. Rose, iris, tulipani, campanule, gladioli, fiori e piante esotiche, glicini e salici piangenti sono solo alcune delle tante specie vegetali che fanno da cornice allo stagno in cui si trovano ninfee e giochi d’acqua.

The Claude Monet, Manneport, Etretat - Amont Cliff, Rough Weather

The Claude Monet, Manneport, Etretat – Amont Cliff, Rough Weather

Monet ossessionato dal Giappone e dalla sua arte (raccoglie infatti una ampia collezione di stampe giapponesi esposte nel salotto dell’antica casa colonica, tra cui può annoverare sessanta stampe di Kitagawa Utamaro, ventitré di Katsushika Hokusai e quarantadue di Utagawa Hiroshige) progetta con attenzione ogni singolo particolare di quello che diventerà il suo luogo prediletto.

A partire dal primo decennio del XX secolo e fino alla morte del pittore nel 1926, questo giardino e in particolare il bacino in esso contenuto, diventano la sua unica fonte di ispirazione. A tal proposito l’artista confessa: “Ho di nuovo intrapreso cose impossibili da compiere: acqua e piante che oscillano nel fondo. Fatta eccezione per la pittura e il giardinaggio, non sono buono a nulla. Il mio capolavoro meglio riuscito è il mio giardino”.

Monet realizza enormi e piccole tele (molto vicine all’astrazione) che tralasciando l’orizzonte ed il cielo, concentrano il loro punto di vista su una piccola zona dello stagno percepita come una parte di natura quasi in primo piano. Non c’è un punto particolare che attiri di più l’attenzione rispetto ad un altro e, l’impressione dominante, è quella di una superficie informe. La mancanza di un punto di riferimento conferisce al frammento le qualità dell’infinito, dell’illimitato.

Claude Monet (1840-1926) Ninfee  1916-1919 Olio su tela

Claude Monet (1840-1926)
Ninfee
1916-1919
Olio su tela

Mai la pennellata del pittore è stata così libera di esprimersi, così distaccata dalla descrizione delle forme. Guardando le tele di questo periodo da vicino, possiamo avvertire il sentimento di una totale astrazione dal momento che le tracce di pittura che la pennellessa ha lasciato sulla tela hanno la meglio sull’identificazione delle piante o dei loro riflessi. Lo spettatore deve fare un costante sforzo visivo e cerebrale per dare forma al paesaggio evocato.

L’incompiutezza dei bordi che non sono stati dipinti, mette ulteriormente l’accento sulla pittura concepita come una superficie riempita di colori, idea che, soprattutto i pittori americani chiamati “paesaggisti astrattisti” o “astrattisti lirici” metteranno in pratica dopo la Seconda Guerra mondiale.

Giverny, invasa da turisti assetati di foto dal dubbio gusto ha perso la bellezza che i quadri di Monet ancora riescono a trasmettere. Il grande salone, fatto appositamente costruire dal pittore per lavorare alle enormi tele, è oggi un enorme giftshop dove Monet e gli altri impressionisti sono oggetto di un assurdo commercio selvaggio. Il volto del pittore e le sue ninfee sono stampati su qualsiasi superficie possibile in una continua mercificazione dell’opera del maestro. Un’operazione vergognosa che però viene fortunatamente relegata alla sola Giverny

La mia giornata si conclude qui da dove vi sto scrivendo, sulle scogliere di Etretat. Il vento soffia sulle bianche falesie mentre sopra di noi cantano i gabbiani in un continuo volteggiare. Affascinato dal paesaggio di queste bianche falesie che precipitano nel mare o dalla spiaggia dai ciottoli levigati anche Monet (oltre alla grande borghesia parigina) si recherà qui. Dipingerà alcune delle tele più belle di tutta la sua carriera, con l’alta falesia d’Aval con il suo enorme arco naturale, a fare da protagonista in toccanti tramonti e commoventi albe. Ora anche davanti a me il sole tramonta con uno straordinario effetto di luce e le mie parole non riescono a descrivere la bellezza di questo spettacolo. Queste cascate di roccia emozionano oggi, come allora, nel loro spettacolo unico.

A presto

Arte in Normandia 2

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