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Mirandola 4 maggio

Il 5 maggio dello scorso anno più di 1000 storici dell’arte, 20 associazioni culturali, diversi giornalisti di testate nazionale e internazionali e l’ex ministro dei beni culturali Massimo Bray, guidati dall’invito di Tomaso Montanari, si sono riuniti nella ferita tutt’ora sanguinante della nazione: L’Aquila, per visitare e confrontarsi con il tema del terremoto e della ricostruzione non solo fisica, ma anche civile e morale della città, dei paesi limitrofi e del Paese, mettendo nuovamente al centro il ruolo della storia dell’arte.

Il sottoscritto non riuscì purtroppo ad essere presente (e mi dispiaccio di ciò), ma l’importanza di questo incontro ancora si percepisce a distanza di un anno. Proprio per questo ITALIA NOSTRA dell’Emilia Romagna ha invitato il mondo della cultura, guidato da Tomaso Montanari a riunirsi a Mirandola, là cioè dove il terremoto ha nuovamente messo alla prova l’Italia, per una giornata che possa mettere in luce la gravissima situazione dei beni culturali nelle zone terremotate dell’Emilia.

L’obiettivo di questa giornata alla quale  Mostre-Rò non mancherà di partecipare, è quello di rimettere nuovamente al centro il problema della ricostruzione del patrimonio storico e culturale di un’ intera regione, chiuse, palazzo comunali centri civici e monumenti, non semplici pietre ma punto nevralgico dell’identità del territorio. Salvare il patrimonio significa infatti anche preservare noi stessi e la nostra memoria. Ricostruire dov’era e com’era non è paura del futuro e del nuovo ma vuole dire porre le vere fondamenta perchè il futuro e il nuovo non crollino come un castello di carte appoggiato sul nulla.

Ecco la lettera di invito di Tomaso Montanari:

Cari amici,

a quasi un anno dal nostro indimenticabile 5 maggio all’Aquila, è tempo di tornare a conoscere con i nostri occhi un’altra parte di quello che Raffaello chiamava il «cadavere di questa nobil patria».

Ed è per questo che vi invito a riunirci tutti nel cuore dell’Emilia terremotata: a Mirandola, domenica 4 maggio 2014. Come all’Aquila, anche a Mirandola prima vedremo con i nostri occhi, poi ci riuniremo per parlare ed ascoltare. L’idea parte da moltissimi cittadini emiliani e da Italia Nostra, che hanno l’urgente bisogno di sentire la solidarietà, ma soprattutto la vicinanza intellettuale e morale della comunità scientifica della storia dell’arte e dell’urbanistica. Naturalmente, la situazione dell’Emilia non è paragonabile a quella dell’Aquila: se non altro non lo è per l’estensione e la gravità delle distruzioni. E non lo è perché in Emilia non si è commesso il criminale errore di costruire le cosiddette new town, che sarebbe meglio chiamare not town.

Ciò non vuol dire che non ci siano pericoli. Il più grave è quello che incombe sui centri storici e sulla loro integrità. Negli ultimi mesi si è fatta strada, in Emilia, l’idea di ricostruire gli edifici storici dov’erano, ma non com’erano. In convegni, saloni del restauro e altri appuntamenti pubblici sono stati presentati numerosi progetti di ‘ricostruzione’ che – se approvati – stravolgerebbero il tessuto monumentale urbano dell’Emilia, sconfessando una civiltà secolare. Architetti, teorici del restauro, amministratori pubblici hanno in questi mesi alimentato una retorica del terremoto come «occasione» di ‘lavoro’ e di ‘rinnovamento’: una retorica che – se tradotta in azione – rischia seriamente di non far conoscere agli italiani di domani l’Emilia Romagna che abbiamo conosciuto noi. Noi pensiamo che la campagna di demolizioni messa in atto all’indomani del sisma sia stata un errore grave.E chiediamo di riflettere attentamente prima di compiere altri errori irreversibili.

Per questo il 4 maggio invitiamo i poteri pubblici emiliani a confrontarsi con gli studiosi e i cittadini. Siamo grati agli organi della tutela per l’infaticabile lavoro che sta mettendo in sicurezza il patrimonio storico e artistico emiliano: un lavoro che ha conosciuto punte di eccellenza, come il Centro di raccolta di Sassuolo. Ma siamo anche perplessi di fronte a quelle che sono sembrate delle singolari aperture alla teoria del dov’era ma non com’era.

Su questo occorre essere molto chiari. Siamo oggi di fronte ad una pesante campagna di delegittimazione del ruolo delle soprintendenze: una campagna che vede attivissimi il presidente del Consiglio e quello che fu un grande giornale progressista. Ebbene, noi vogliamo dire con forza che stiamo dalla parte delle soprintendenze: e cioè dalla parte dellaCostituzione italiana. Dalla parte della tutela: cioè del futuro. Dalla parte dei diritti della persona: non dalla parte del cemento. Proprio per questo abbiamo invitato a parlare la direttrice regionale e il ministro per i Beni Culturali. Proprio per questo chiediamo alle soprintendenze emiliane e alla Direzione regionale di dire una parola chiara e definitiva contro il dov’era ma non com’era.

Immaginate cosa sarebbe successo se, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, fosse passata la linea della modernizzazione dei monumenti gravemente danneggiati: oggi non avremmo – per non fare che due esempi prossimi alla terra di cui parliamo – né l’Archiginnasio di Bologna, né il Tempio Malatestiano di Rimini. E al loro posto ‘contempleremmo’ due architetture degli anni cinquanta del Novecento.

Ebbene, di fronte a tutto questo gli storici dell’arte italiani non possono restare in un silenzio che rischia di trasformarsi velocemente in complicità. È per questo che vi invito tutti, il prossimo 4 maggio a Mirandola: per Mirandola, per un’Emilia, com’era e dov’era.

Grazie, e a presto,

Tomaso Montanari
Io ci sarò e voi?
A presto
Per INFO  e partecipare alla giornata del 4 maggio a Mirandola clicca qui.

FOTO DI COPERTINA: Chiesa di San Francesco, Mirandola,4 maggio 2014,  foto di Vittorio Pio Cristofori

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