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Proteste.

A scrivere certe cose si rischia sempre di non piacere. A riprendere una citazione di Antonio Tabucchi sulla “volgarità” Firenze si rischia il linciaggio. A citare direttamente le parole di Tomaso Montanari si ha poi la sicurezza di essere sgradevoli per chi non apprezza quella penna e quella mente così arguta e illuminata. A fare entrambe le cose contemporaneamente, ci si stupisce. Lo scorso 16 aprile annuncio sulla pagina Facebook ufficiale del Blog (https://www.facebook.com/mostrero?ref=hl) l’articolo poi pubblicato il 25 aprile 2013 con il titolo “La volgarità di Firenze e la Primavera del Rinascimento.”.

Nell’annuncio dell’imminente pubblicazione dell’articolo, inserisco anche una piccola anticipazione scrivendo esattamente così:

ANTICIPAZIONE del prossimo articolo di Mostre-Rò:

“Firenze è una città volgare. Ciò che anni fa prevedeva Pasolini, la spaventosa mutazione antropologica rivolta verso una omologazione del Brutto (inteso nel senso più lato) ha trovato paradossalmente in questa città rappresentante del Bello la sua più visibile epifania”

A presto!!

Fondamentalmente non ho fatto altro che riportare alcune righe della citazione con cui si apre l’articolo e che ho ripreso (come spiegato nell’articolo stesso) da un capitolo che Tomaso Montanari dedica a Firenze nel suo ultimo sforzo letterario pubblicato per Minimum Fax.

La citazione di Tabucchi, tratta da: Gli zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze, pubblicato da Feltrinelli nel 1999, è evidentemente dura nei confronti del capoluogo toscano, ma (a mio parere) profondamente corretta e adeguata per una città diventata, a distanza di quattordici anni da quelle parole, una vera e propria “disneyland pseudo culturale”, dove le poche istituzioni in grado di fare realmente cultura e non spazzatura culturale arrancano quotidianamente tra gli spasimi.

Ma per la signora M. non era affatto giusto che io “denigrassi” la città toscana. E così, senza nemmeno aspettare di leggere tutto l’articolo, ma basandosi solo su una piccola citazione, mi ha mandato una infuocata mail tramite il servizio messaggi di Facebook.

Gentile signor Romeo

seguo questo Blog da circa 4 mesi, da quando cioè per puro caso l’ho trovato tra gli innumerevoli meandri di Facebook. Ma oggi le scrivo perché profondamente delusa e avvilita nel constatare che anche lei, nonostante la sua giovane età, rientra nel solito cliché dello storico dell’arte che dalla sua torre d’avorio giudica tutto e tutti senza voler essere contestato. 

Credendo di essere nel vero, ma sopratutto nel giusto, spara sentenze accusatorie e malefiche che distruggono (o almeno ci provano) tutto quello che di bello è stato fatto in questa triste nazione arretrata per colpa dell’enclave (sovrintendenze e letterati da strapazzo) di cui lei aspira a farne parte, senza purtroppo riuscirci e risultando così pedante, noioso e barocco in articoli inutili e spesso cattivi che criticano senza proporre vie d’uscita a quello che lei considera deleterio. 

Nella sua anticipazione di ieri poi, dopo aver criticato le belle mostre di Goldin a Vicenza, recensito negativamente la mostra di Veermer a Roma, criticata la scelta del comune di Padova di costruire un nuovo auditorium presentando presunti motivi di conservazione della Cappella degli Scrovegni, si scaglia come tutti gli storici dell’arte di questi ultimi anni, sulla bellissima Firenze, descrivendola come fosse una città meridionale di bassa leva (“una omologazione del Brutto”) preda di turisti e vandali che hanno l’unica colpa di visitare gli Uffizi ma che immagino per Lei e i suoi consumano le pareti e distruggono le sale.

I suoi commenti negativi sono quelli che denigrano la città e la sua reputazione nel mondo. Gente come Lei vorrebbe Firenze morta e ferma in una bolla di vetro, dove la vita non scorre e i giovani non vivono. Una città morta e inutile dove i musei sono riservati a voi pochi eletti che credete di studiare la storia dell’arte e vi elogiate ed elevate a giudici sopra le masse dei poveri turisti, che proprio come lei hanno il diritto di vistare la città, viverla e fotografarla. 

Credo inoltre che Lei non abbia mai visitato veramente la città se si permette di scrivere “l’omologazione del Brutto ha trovato paradossalmente in questa città la sua più visibile epifania”. Ogni singola pietra della mia amata Firenze (si perché Firenze è anche mia) trasuda storia e arte, ma sopratutto bellezza. Non esiste altra città al mondo di pari bellezza! Perché allora lei e i suoi colleghi storici dell’arte non vi lavate la bocca prima di parlare e criticare Firenze?

Con poca stima, M.

Cosa dire dopo una lettera simile? Cosa poter scrivere ad una signora che mi accusa ferocemente senza nemmeno aver letto l’articolo grazie al quale io rientrerei, nonostante la mia giovane età, “nel solito cliché dello storico dell’arte che dalla sua torre d’avorio giudica tutto e tutti senza voler essere contestato”?

Ammetto che alla prima lettura, mia cara signora M, la rabbia mi ha offuscato la mente. Ho aspettato, come vede, prima di risponderle, e alla fine ho pensato fosse giusto risponderle qui, davanti a tutti, cosa che Lei non è riuscita fare, scrivendomi in privato.

Sono allibito delle sue parole.

Come spero Lei abbia letto successivamente nell’articolo, pubblicato il 25 aprile, le mie critiche a Firenze e al suo decadimento culturale e in parte anche fisico, non venivano espresse dall’alto di un pulpito, ma da un semplice studente di storia dell’arte che esprime il suo parere critico all’interno di questo blog, nel tentativo di aprire gli occhi sulla situazione culturale della nazione.

Sto spedendo le mie forze per allontanarmi da quella enclave che per anni ha governato i cosiddetti beni culturali, depauperando la cultura nazionale considerando i monumenti italiani per l’appunto “beni”, cioè oggetti da far fruttare per riempire le sempre piangenti casse dello stato, a vedo che lei non se ne accorge anzi, mi avvicina proprio a loro.

Proprio le mostre (in particolare Goldin) che lei ha citato e che io ho così, a suo dire, violentemente criticato, sono l’emblema di una commercializzazione dell’arte voluta da quella stessa enclave, che di tutto fa mercato dimenticandosi della tutela delle opere pur di riempire le casse e staccare i biglietti.

La mia critica a Firenze, non si rivolge alla città in quanto tale, ma alla sua trasformazione negli ultimi decenni. Se scrivendo: “tutto quello che di bello è stato fatto in questa triste nazione” Lei intende e considera una evoluzione sociale e culturale della nazione il fatto che le strade del centro storico fiorentino siano invase da negozi e bancarelle “dedite alla vendita di  orribili e disgustosi grembiuli con foto del torso del David di Michelangelo, con tanto di membro in bella vista, da utilizzare per divertire (almeno così credono i venditori e i non pochi acquirenti) gli amici e gli ospiti”  allora si accomodi pure, ma non speri che la mia bocca tacerà queste fantasmagoriche rivelazioni del Brutto e della volgarità, “perché Firenze è anche mia” e aggiungo: dei miei figli e dei miei nipoti.

Se avesse letto l’articolo si sarebbe inoltre accorta di come non voglio luoghi per pochi “eletti” come invece mi accusa, ma strutture usate e sfruttate responsabilmente per preservare le opere e i luoghi stessi, opere anch’essi. Voglio come Lei una città viva e che utilizzi i suoi monumenti, ma non per sopravvivere e far quadrare i bilanci del Comune, ma che sappia guardare al futuro tenendo ben saldi i piedi nel passato, indispensabile radice per la crescita. Ma per far ciò bisogna saper conservare responsabilmente ciò che abbiamo ricevuto momentaneamente in custodia, per le generazioni future.

Un ultima cosa mi preme dire. Non cada anche lei nel solito cliché della bellezza di Firenze. Non si fermi a dire “Ogni singola pietra della mia amata Firenze, trasuda storia e arte, ma sopratutto bellezza. Non esiste altra città al mondo di pari bellezza!” Non si fermi alla semplice contemplazione, perché proprio la sola contemplazione rende i musei e i monumenti morti e privi di senso, vada al di là! Renda la bellezza degli Uffizi e delle opere lì contenute qualcosa di più. Solo così potrà comprendere il valore civico e altamente formativo del nostro patrimonio.

E per finire, la prossima volta, prima di parlare degli storici dell’arte, della loro funzione, della nostra amata Firenze, prima di cadere nei cliché e nella bieca ignoranza della solita persona che parla e si esprime su tutto, senza in realtà comprendere e conoscere veramente nulla, perché non aspetta a leggere l’articolo e non “si lava la bocca” prima di parlare?

A presto

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